
Negli ultimi mesi ho intrapreso un percorso di approfondimento sulle relazioni, il consenso e la sessualità consapevole. Un cammino nato dal desiderio di conoscermi meglio, di imparare a dare e ricevere in modo più autentico, più libero. Tutto è cominciato con la mia esperienza all’Etna Therapy, un laboratorio potente di ascolto e verità, che ha aperto molte domande e messo in discussione vecchi automatismi.
Da lì ho iniziato a leggere, ascoltare, confrontarmi. Ho scritto un articolo sulla ruota del consenso di Betty Martin, uno strumento semplice e rivoluzionario per esplorare i confini, e ho condiviso alcune riflessioni e una recensione su “Come As You Are” di Emily Nagoski, un libro che offre una visione inclusiva e scientificamente solida della sessualità umana.
Questo percorso sta continuando e recentemente mi sono imbattuto in Polysecure di Jessica Fern. Un testo che intreccia attaccamento, trauma e relazioni in modo accessibile e trasformativo. Il libro è disponibile solo in inglese, quindi provo a fare una sintesi in italiano e a restituire alcune riflessioni.
Ti è mai capitato di sentirti liberə con una persona e intrappolatə con un’altra? Secondo Jessica Fern non è questione di destino ma del modo in cui il nostro sistema di attaccamento – plasmato in infanzia, perfezionato dai traumi e rinsaldato da cultura e società – continua a lavorare in sottofondo. Nel suo saggio Polysecure la psicoterapeuta statunitense mostra che questa “regia interiore” incide su ogni relazione, comprese quelle in cui l’esclusività non è la regola.
La teoria dell’attaccamento nasce negli anni Sessanta con John Bowlby e Mary Ainsworth, poi si estende alle relazioni adulte grazie a Mary Main. Fern la riprende e la attualizza in tre parti: fondamenti teorici, sfide della consensual non‑monogamy (CNM) e strumenti clinici. Il suo messaggio è limpido: il passato non è una condanna; conoscere il proprio stile di attaccamento permette di trasformare la vulnerabilità in risorsa. Ecco come si presentano in poche righe e senza pathologizzare.
Sicuro. Nasce dall’incontro con caregiver coerenti e disponibili. Da adultə consente di dosare vicinanza e autonomia senza panico né fuga: Marta, per esempio, parte per un ritiro di una settimana e sente la mancanza del partner senza dubitare del legame.
Evitante (o dismissivo). Si sviluppa in contesti che premiano l’indipendenza e scoraggiano l’espressione emotiva. Luca – prototipo evitante – cambia argomento non appena la conversazione tocca la gelosia.
Ansioso (o preoccupato). Prende forma quando il calore del genitore è incostante. Chiara, stile ansioso, invia una raffica di messaggi se la persona amata resta offline più di dieci minuti.
Disorganizzato (fearful‑avoidant). Affonda le radici in figure d’attaccamento tanto confortanti quanto spaventose. Andrea desidera un abbraccio ma subito dopo irrigidisce il corpo e si ritrae.
Fern insiste: questi stili non sono etichette fisse. In certe circostanze tuttə possiamo oscillare fra ansia ed evitamento. Sapere dove ci troviamo è già un passo verso una risposta più sicura.
Fern prova a legare la teoria dell’attaccamento al “trauma” – non solo alle grandi fratture della vita, ma ai micro‑stress cronici che lasciano il sistema nervoso in allerta costante. Per intrecciare questi fattori, Fern propone il Nested Model of Attachment & Trauma, una matrioska di sei livelli che parte dal Sé e arriva al piano globale. Non basta lavorare sul ricordo infantile se la casa odierna resta caotica o se la società discrimina la propria identità o l’orientamento relazionale: la guarigione, ricorda l’autrice, chiede interventi sincronizzati su più piani.
Fern suggerisce di passare in rassegna i propri vissuti dal centro verso l’esterno, ponendosi domande pratiche.
Livello | Spunto di auto‑indagine |
---|---|
Sé | Quali sensazioni corporee emergono quando chiedo vicinanza? |
Relazioni uno‑a‑uno | Ho interlocutorə affidabili a cui posso mostrare fragilità? |
Casa | Il mio spazio domestico invita al riposo o amplifica lo stress? |
Comunità locali/online | Esistono gruppi dove il mio orientamento relazionale è accolto? |
Società | Quali norme o leggi ostacolano la mia sicurezza affettiva? |
Globale/natura | Quando mi immergo nel mondo naturale, sento sostegno o distacco? |
Mettere per iscritto le risposte crea una sorta di “diagnosi ecologica” da cui partire per interventi mirati.
Immaginiamo Martina, 34 anni, cresciuta con genitori molto esigenti (schema ansioso‑preoccupato). Dopo otto anni di monogamia, lei e il compagno aprono la relazione: Martina teme di “perdere tutto” quando lui esce con un’altra persona. In terapia, applica il Nested Model: scopre che il disagio si concentra sui livelli Casa e Relazioni (abita in un monolocale condiviso, non ha spazi propri). Sposta quindi alcune uscite di coppia in ambienti pubblici, investe in una stanza‑studio dove meditare e usa la triade ARE di Sue Johnson — essere Available, Responsive, Emotionally engaged — come rituale di check‑in settimanale. Nel giro di pochi mesi riferisce un calo dell’iper‑attivazione e l’esperienza di “scegliere” il partner, non di trattenerlo.
Fern invita ciascunə a diventare la “primary partnership” di se stessə: coltivare cure quotidiane (sonno, respiro, movimento), riconoscere i limiti personali e praticare la triade ARE in ogni scambio significativo. Ecco un esercizio tratto dal workbook:
Rileva‑Regola‑Rassicura.
Per passare dalla teoria alla pratica, Polysecure propone esercizi accessibili: un body‑scan per misurare la rigidità dei confini; un diario dei “sì” detti per compiacere e dei “no” taciuti per paura; una ruota del supporto che aiuta a mappare dove – e con chi – ci sentiamo al sicuro. Chi desidera un percorso più strutturato può scaricare il Polysecure Workbook, pubblicato nel 2024.
Gli studi di Terri Conley e Amy Moors mostrano che, a parità di qualità comunicativa, le coppie consensualmente non monogame raggiungono livelli di fiducia e bassa gelosia simili, se non superiori, a quelle monogame PubMed. Una rassegna del 2022 ribadisce che la soddisfazione relazionale non dipende dal formato del legame, ma dal modo in cui lo si negozia ScienceDirect.
Uno degli spunti più originali di Fern riguarda la distinzione tra sicurezza strutturale e sicurezza emotiva. La prima dipende da contratti sociali – matrimonio, mutui, figli – che rassicurano sull’impossibilità di un abbandono. La seconda nasce dall’esperienza concreta di essere ascoltatə, rispettatə, sceltə ogni giorno. Negli studi di Terri Conley e colleghə emergono livelli di fiducia paragonabili – se non superiori – nelle reti CNM, a patto che la trasparenza sia alta.
Essere polysecure significa tenere insieme due compiti: coltivare un attaccamento sicuro con sé stessə – diventare la propria “primary partnership” – e offrire ai partner la triade ARE di Sue Johnson: disponibilità, risposta empatica, coinvolgimento emotivo. Elena e Marco, coppia reale citata nel libro, hanno aperto la relazione dopo dieci anni di monogamia. Un anno dopo raccontano di sentirsi più liberə e, paradossalmente, più al sicuro di prima. La differenza? Check‑in mensili, contratti relazionali rivisti senza tabù e la gelosia trattata come spia di un bisogno da ascoltare.
Un libro non fa miracoli. E Polysecure, per quanto potente e illuminante, non fa eccezione. Ma può fare qualcosa di altrettanto prezioso: offrirti una mappa. Un linguaggio. Uno specchio gentile con cui iniziare a guardarti — senza giudizio, ma con radicale onestà.
La consapevolezza è solo il primo passo. Il resto accade fuori dalle pagine: nelle conversazioni difficili, nei silenzi, nei ritorni a te stessə quando ti senti persə. Accade ogni volta che scegli di non reagire d’impulso, ma di ascoltarti. Ogni volta che rispondi a un messaggio non per paura di perdere qualcunə, ma per il desiderio autentico di essere presente.
Il lavoro dell’attaccamento sicuro — con sé stessə, con chi amiamo, con il mondo che ci circonda — è fatto di scelte quotidiane. È lento, a volte frustrante, spesso non lineare. Ma è anche un percorso che può restituire dignità alle nostre relazioni. Perché, come suggerisce Fern, non si tratta di “scegliere tra libertà e amore”. Si tratta di imparare a tenere insieme entrambe le cose, con cura.
Con pratiche supportate scientificamente, attraverso il contatto con la Natura selvaggia dentro e fuori di te, posso aiutarti a essere felice, forte e in salute.
Studio gli effetti dell’uso dello smartphone e le soluzioni per contrastarli attraverso la Natura
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